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Il settore del trasporto merci su rotaia in Italia, ed in Europa in generale, si trova in una fase critica, alle prese con una miriade di sfide che stanno minando pesantemente la competitività e la sostenibilità del comparto ferroviario.
In momenti congiunturali caratterizzati dalla combinazione di criticità infrastrutturali, debolezza dei principali mercati di riferimento, turbolenze geopolitiche e cambiamenti delle direttrici di traffico sarebbe necessaria una forte visione ed un fermo e cospicuo sostegno al settore, un sostegno governativo che invece si è rilevato debole negli ultimi diciotto mesi. Una debolezza che è stata criticata duramente da FerCargo, tanto da definirla “devastante per il settore”.
Un esempio è il tanto dibattuto decreto “loco-carri”, che ha ridotto di 70 milioni di euro i finanziamenti introdotti per il rinnovo del materiale rotabile, mettendo in estrema difficoltà le aziende che avevano già programmato investimenti in questo settore. La sospensione di sussidi come l’iniziativa “ferrobonus” per l’anno 2023 e il taglio dei fondi per lo Sconto Pedaggio 2023 hanno ulteriormente aggravato un quadro già difficile a causa dei lavori in corso su infrastrutture chiave come il Gottardo e il Frejus.
In questo contesto, la recente approvazione a livello comunitario della direttiva sui “maxi-camion” ha scatenato dibattiti e sollevato preoccupazioni sulle sue implicazioni per il settore ferroviario merci, soprattutto alla luce degli ambiziosi obbiettivi di trasferimento modale fissati dall’Unione Europea. La strategia UE mira, infatti, ad incrementare il trasporto merci su rotaia del 50% entro il 2030 e a raddoppiarlo entro il 2050, sottolineando l’importanza della ferrovia nella riduzione di emissioni, congestione e dipendenza dai combustibili fossili. Obbiettivi che, va detto, l’Italia ancora vede in lontananza se si considera il Rapporto annuale di FerMerci, secondo il quale nel 2022 le merci movimentate su rotaia nella Penisola sono state circa 25 miliardi di tonnellate/chilometro, solo il 12% del totale.
Il via libera ai maxi tir o Longer heavier vehicle (Lhv) – veicoli di 25 metri di lunghezza e 60 tonnellate di peso – sembra contraddire questa strategia, incentivando potenzialmente il trasporto su strada rispetto a quello su rotaia, e minando gli sforzi fatti per promuovere l’intermodalità ferroviaria. Secondo Bruxelles questi camion più grandi potrebbero facilitare l’adozione di motrici elettriche e a ridurre i costi di trasporto, soprattutto per le aziende di autotrasporto. Tuttavia, i critici sollevano preoccupazioni circa i potenziali impatti negativi sulla sicurezza stradale, sull’usura delle infrastrutture e sulla sostenibilità ambientale.
In mezzo a questi sviluppi, il settore del trasporto merci italiano si trova a dover bilanciare priorità contrastanti. La frammentazione del settore, le complessità della liberalizzazione, le dinamiche delle tariffe di accesso e la concorrenza del mercato pongono ostacoli all’efficienza e alla crescita. È quindi fondamentale trovare un equilibrio tra la diffusione di camion a zero emissioni e la promozione dell’intermodalità.